Il Polittico di San Martino
Data: 1485-1491
Artista: Bernardino Butinone, Bernardo Zenale
Tecnica/Materiale: Tempera su tavola
Dimensioni: 590 x 393 x 24 cm
Collocazione: Treviglio (Bergamo), Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta
Il Polittico di San Martino, dei trevigliesi Bernardino Butinone e Bernardo Zenale, è riconosciuto a livello internazionale come una delle più importanti opere del Quattrocento lombardo. Realizzato in un periodo particolarmente felice per la Città, tra il 1485 ed il 1490, il Polittico segna il definitivo passaggio tra la permanenza Gotico Internazionale e l’affermazione del Rinascimento in Lombardia.
Elementi caratterizzanti del Polittico sono: l’abbondante uso dell’oro, sia nelle partizioni architettoniche che nelle vesti di alcuni santi; la sapiente impostazione prospettica, evidenziata dalle arcate in fuga, dai soffitti a cassettoni e dalle pavimentazioni geometriche dei riquadri; la raffinata decorazione geometrica ed i dettagli descrittivi, ben visibili nelle vesti delle sante e dei santi, ma anche nei particolari dei festoni pendenti e dei paesaggi di sfondo.
Il Polittico, dipinto con brillanti colori a tempera, presenta sei tavole suddivise in due piani di tre tavole ciascuno, raffiguranti santi particolarmente venerati a Treviglio; ogni tavola laterale riporta tre santi, rievocando così il numero simbolico trinitario.
Nella composizione del Polittico si ripete il numero tre, simbolo della perfezione in quanto rappresentativo della Trinità: le tavole sono disposte su tre livelli e sono tre in ogni livello. All’interno delle tavole laterali vi sono tre santi in ogni tavola; gli angeli adoranti accanto alla Vergine e al Bambino sono tre per ogni lato.
Lungo l’asse di simmetria centrale è collocato Cristo nel Sepolcro, in linea con Cristo in Croce nella predella; sullo stesso asse di simmetria sono ubicate la corona della Vergine e il mantello di San Martino, centro focale delle linee prospettiche. Attorno alle tavole centrali ci appare il coro di sante e santi che si affacciano dal piano superiore e dal portico del piano inferiore circondando la Vergine con Gesù Bambino e san Martino e il Povero.
Ai piedi della grandiosa struttura, che termina con una cimasa nella quale è riprodotto Cristo patiens, si trova la Predella: qui sono narrati gli episodi salienti della vita di Gesù, fondamento e base di tutta la Chiesa.
Nelle tre tavole del livello superiore troviamo sante e santi inseriti in un’architettura architravata arricchita da raffinate decorazioni geometriche e delimitata da fini balaustrine in ferro battuto; nella tavola di sinistra vi sono tre sante; al centro la Vergine con il Bambino circondati da angeli musicanti, nella tavola a destra tre santi.
Nel piano inferiore sono riportati: al centro San Martino e il povero; a sinistra i Santi Zeno, Maurizio e Pietro; a destra i Santi Sebastiano, invocato contro la peste; Antonio da Padova e Paolo, con in mano la spada.
Le tre sante ivi rappresentate sono dipinte con particolare raffinatezza: si notino i particolari non solo delle stoffe delle vesti, ma anche delle capigliature e degli elementi decorativi, quali gioielli e attributi.
Santa Lucia: viene dipinta con il fuso su cui sono riportati gli occhi della Santa; il libro è racchiuso entro un sacchetto di stoffa in quanto la Santa non legge più con gli occhi del volto, ma con gli occhi dello spirito. Santa Lucia era co-patrona di Treviglio, insieme a San Pietro, San Zeno e San Maurizio
Santa Caterina d’Alessandria: è affiancata dalla ruota dentata, suo tradizionale attributo legato al supplizio cui fu sottoposta, e dalla palma del martirio; ha in mano un libro, memoria delle sue predicazioni e del confronto che ebbe con i filosofi, da lei convertiti.
Santa Maria Maddalena: ha i capelli sciolti lungo le spalle e l’abito rosso, secondo l’iconografia tradizionale; in mano reca il balsamario che conteneva l’unguento con il quale cosparse i piedi di Cristo e che aveva con sè quando vie Gesù risorto.
La Vergine ed il Bambino sono assisi su un trono dorato, in legno intagliato e dipinto con le medesime decorazioni geometriche e a intreccio dell’architettura che li circonda.
La Vergine porta il tradizionale abito rosso, segno della sua componente umana, rivestito dal manto blu, segno della Grazia Divina che La ricopre.
Sopra il capo della Vergine due angeli porgono una raffinata corona arricchita con perle e pietre preziose; ai piedi della Vergine e di Gesù altri angeli suonano strumenti tipici dell’epoca.
Da notare la delicatezza del viso della Madonna ma anche del gesto con cui la Madonna tiene il piede del Figlio; la posa libera degli Angeli musicanti e la raffinatezza del broccato del tappeto e delle perle della corona.
San Giovanni Battista: è raffigurato con l’abito di pelli di cammello, con la barba ed i capelli scomposti. Reca l’iscrizione ‘ECCE AGNUS DEI ECCE QUI TOLIT PECCATA MUNDI’
Santo Stefano: protomartire, è raffigurato rivestito con una ricca dalmatica in broccato e con la palma del martirio; sul capo e sulla spalla vi sono delle pietre, a memoria della lapidazione subita.
San Giovanni Evangelista: viene raffigurato secondo l’iconografia tradizionale con il volto delicato di un giovane imberbe. Reca la palma del martirio e il Vangelo aperto ed è affiancato da un’aquila nera, suo simbolo.
In questa tavola è evidente il riferimento a Treviglio ed alla sua storia, infatti sono riportati san Zeno e san Maurizio cui erano dedicate due chiese trevigliesi risalenti all’VIII secolo, e san Pietro cui era stata dedicata una chiesa nel 1037. Nel paesaggio di sfondo, ai piedi di san Pietro, si riconosce il profilo del Campanile di Treviglio, il prospetto della Basilica, sormontato da guglie particolarmente accentuate, e parte delle mura merlate della Città.I due pittori dipingono il Campanile con dovizia di particolari, evidenziando le aperture, la cuspide circondata dalla balaustrina e sormontata dal tipico cestello in ferro, la lesena in cotto che ne definisce la mezzeria
San Zeno: è il primo a sinistra; rivestito con un ricco abito vescovile damascato impreziosito da raffigurazioni di santi nella stola, ricorda la chiesa di San Zeno, ubicata in prossimità della villa Cusarola, nell’attuale via San Zeno.
San Maurizio: il santo, che faceva parte della Legione Tebea ed era quindi un soldato romano, reca un vessillo; a Lui era dedicata la chiesa che si trovava in prossimità della villa Portoli. Resti della chiesa dedicata a San Maurizio sono ancora oggi visibili dal cavalcavia in direzione del comune di Casirate.
San Pietro: è dipinto, secondo la tradizione, con il manto giallo e le chiavi in mano. A San Pietro era dedicata un’antica chiesa di Treviglio risalente al 1037; intorno alla chiesa sorse il Monastero di San Pietro, ubicato dove oggi si trova il Centro Civico Culturale.
San Martino e il Povero
La tavola centrale è dominata dalla figura del cavallo, dipinto con particolare attenzione ai dettagli anatomici, affiancato dal Povero, che porta un copricapo simile a quello di san Martino.
La pavimentazione geometrica e le arcate accentuano la prospettiva, mentre i festoni pendenti richiamano le ghirlande classiche: evidente la citazione di Mantegna, cui Butinone e Zenale si ispirano nella composizione del Polittico di Treviglio.
San Sebastiano: il Santo, che veniva invocato contro la peste e perciò era particolarmente venerato nei secoli passati, quando il pericolo delle pestilenze era sempre incombente, è legato ad un albero che, come nel San Sebastiano di Antonello da Messina, sbuca dal pavimento anziché dalla terra.
Sant’Antonio da Padova: il Santo francescano era particolarmente venerato soprattutto per le sue predicazioni; qui viene raffigurato con il saio, il giglio fiorito, segno di purezza, ed il libro in mano, memoria dei suoi studi. Il suo culto si diffuse a Treviglio grazie alle predicazioni di san Bernardino, presente nel borgo tra il 1419 e il 1420.
San Paolo: sempre presente nelle Sacre Conversazioni, è raffigurato con il libro in mano, riferimento alle lettere che il Santo scrisse alle comunità cristiane, e la spada, che ricorda il suo martirio (venne decapitato sotto Nerone, nel luogo dove venne costruita la chiesa di San Paolo fuori le Mura). Secondo l’iconografia tradizionale è dipinto con barba lunga e scura e tratti nobili.
Nella predella, base e supporto del Polittico e simbolicamente base della Chiesa dei santi che si erge nella parte superiore, sono raffigurati i principali misteri della vita di Gesù: nascita, morte e resurrezione. Le tre scene sono intervallate dalle figure dei quattro principali Dottori della Chiesa, affiancati ai simboli dei quattro Evangelisti: essi rappresentano la trasmissione della parola di Cristo, attraverso i vangeli e i testi a carattere teologico.
Natività: la prima scena della predella è la Natività o Adorazione. Gesù è posto a terra con accanto Maria Vergine, Giuseppe, tre Angeli adoranti e due pastori. Nella scena si notano i ruderi classici sullo sfondo, e i due pastori, dei quali viene sottolineata la povertà attraverso le ‘braghe’ logore. Sotto il bue e l’asinello la sella, la bisaccia e il sacco, richiamo del viaggio che la Sacra Famiglia ha affrontato e dovrà affrontare per sfuggire alle persecuzioni di Erode.
Crocefissione: al centro della predella la Crocefissione, meditazione sul Mistero del Sacrificio di Cristo, Figlio di Dio. Di grande pathos e suggestione la Maddalena che abbraccia sconsolata la croce, e la Madonna, che si accascia abbandonata al dolore. Ai lati di Cristo il Buon ladrone, che si abbandona al suo destino, ed il Cattivo ladrone, con il volto deformato che si dimena ed impreca fino all’ultimo respiro. Le rocce sullo sfondo sono aguzze e taglienti ed hanno colori simbolici, così come i cavalli dei soldati romani: a destra di Gesù, dove si trovano coloro che hanno accolto la Sua parola, sono bianche; a sinistra di Gesù, dove vi sono quelli che non lo hanno ascoltato, le rocce sono scure, perchè rappresentano le tenebre di coloro che non hanno visto la Luce.
Ai piedi della croce si trova un teschio, richiamo del nome del luogo della Crocefissione e rimando ad Adamo che, secondo la leggenda, si trovava sepolto laddove Cristo venne crocefisso.
Resurrezione: apice della Gloria di Cristo è la Resurrezione, che coglie i soldati sbigottiti ed increduli di fronte all’Evento. I corpi dei soldati misurano la profondità della scena, così come la Maddalena che sta sopraggiungendo, dipinta in secondo piano, narrazione nella narrazione.
Gesù risorto è dipinto con un corpo scultoreo e immobile, ad indicare l’Eternità che ci mostra con la Resurrezione; Egli reca il vessillo del trionfo ed è circondato da raggi aurei, simbolo della Luce Divina ma anche di incorruttibilità e quindi di eternità.
Pur nell’esiguità della tavola, l’artista si sofferma sui particolari: le divise dei soldati che evidenziano l’anatomia dei corpi atletici; lo scudo con la scritta S.P.Q.R., citazione dell’Impero di Roma che viene vinto e sconfitto dall’Onnipotenza Divina.