La storia della Basilica di San Martino e S. M. Assunta

IV-V secolo: la fondazione
La Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta ha una storia molto antica, che affonda le proprie radici tra il IV e il V secolo, quando gli abitanti delle tre antiche villae romane si riunirono, fondarono una nuova comunità e costruirono il primo nucleo dell’edificio. Questa ipotesi, sostenuta da Emanuele Lodi nel volume del 1647 Breve storia delle Cose memorabili del Castello di Trevì, è stata confermata dai recenti scavi effettuati in occasione del rifacimento dell’impianto di riscaldamento, che hanno portato alla luce murature altomedioevali costituite da ciottoli alternati a mattoni.

XI secolo: il primo ampliamento e la gestione della Schola
L’impianto della prima chiesa era differente dall’attuale, infatti la zona del presbiterio aveva un orientamento leggermente diverso e le dimensioni dell’edificio erano più piccole. All’inizio dell’XI secolo la popolazione di Treviglio aumentò sensibilmente e così la chiesa, che all’epoca era dedicata a Santa Maria Assunta, fu ingrandita e dedicata anche a San Martino Vescovo. Posta sotto la giurisdizione del Prevosto della Pieve di Pontirolo Vecchio (attuale Canonica d’Adda) e sotto l’Archiepiscopo di Milano, la chiesa era gestita dalla “Schola dell’Assunta”, ente composto da membri eletti dalla Comunità: la Schola si occupava dell’amministrazione dei lasciti donati alla Chiesa e provvedeva, tra le altre cose, all’olio per le lampade, alle candele, al vino per la Mensa. Nei secoli successivi la gestione della chiesa venne mantenuta dalla Schola dell’Assunta, che amministrava i numerosi lasciti e donazioni erogati sia dalla Comunità che da privati in favore della chiesa di San Martino; in particolare si ricorda un gesto che permane ancora oggi in uso: l’offerta della cera, che all’epoca veniva effettuata da parte dei Consoli della Comunità in occasioni quali il Natale e la festa di Santa Brigida.

1481, si costituisce la Fabbriceria e inizia l’ampliamento gotico
La Comunità civile è sempre stata molto legata alla chiesa di San Martino e alla sua amministrazione, come testimoniato dalla delibera comunale del 27 agosto 1481, con la quale fu istituita la “Fabbriceria di San Martino”, costituita da membri eletti dalla Comunità, che sostituì nei compiti amministrativi la Schola dell’Assunta, nel frattempo divenuta “Pio Luogo dell’Assunta”, con funzione prevalentemente caritativa. Sull’esempio di quanto avveniva a Milano per l’amministrazione della Fabbrica del Duomo, anche a Treviglio i Fabbricieri avevano il compito di curare e sovrintendere tutto ciò che era relativo alla “fabbrica”, ovvero all’edificio, di San Martino. Come prima opera la Fabbriceria decise l’ampliamento della chiesa, che tra il 1481 e il 1482 venne innalzata e trasformata in forme gotiche, occultate dagli interventi settecenteschi dei Fratelli Galliari ma ancora percepibili osservando attentamente le volte sia della navata centrale che delle navate laterali. Un esempio di come si presentasse l’architettura delle navate laterali lo possiamo rinvenire nella denominata “Cappella Gotica”, nella quale sono state riportate a vista le colonne circolari in mattone e la struttura della volta a crociera; all’epoca la facciata della Basilica era a capanna con un grande rosone centrale e decorata con pinnacoli, come si può vedere in alcuni dipinti realizzati prima delle trasformazioni settecentesche. Testimonianze pittoriche quattrocentesche sono visibili sulla parete nord della Basilica, dove sono presenti quadrature che racchiudono due immagini di Santa Lucia e un’immagine, purtroppo mutila, della Vergine con il Bambino.

1485: La realizzazione del Polittico, posto sopra l’altare
L’opera più importante del XV secolo realizzata per la Basilica è il Polittico di San Martino, commissionato ai pittori Bernardo Zenale e Bernardino Butinone nel 1485 e collocato sopra l’altare nel primo decennio del XVI secolo. La grande pala, che campeggiava al centro del presbiterio in tutto il suo splendore aureo esaltato dalla luce calda delle candele, è stata spostata prima nel postcoro (alla fine del Settecento, in occasione dei lavori eseguiti dai Galliari) e quindi appoggiata ad una parete della navata laterale sud, in posizione non consona per una corretta visione e, soprattutto, per un’adeguata conservazione. Attualmente il Polittico, che è stato smontato, è in fase di studio e osservazione da parte di esperti di storia dell’arte e di restauratori accreditati; entro febbraio 2024 verrà collocato nello spazio chiamato “Porta del Cielo” che si sta appositamente predisponendo accanto alla Basilica.

Cinquecento: le opere pittoriche di Cavagna (oggi quasi tutte ricoperte)
Nei primi decenni del Cinquecento proseguono i lavori di ampliamento ed abbellimento della chiesa parrocchiale: il pittore Nicola Moietta completa il ciclo pittorico della denominata “Cappella Gotica”, all’epoca intitolata a Maria Vergine e, verso la fine del secolo, Gian Paolo Cavagna inizia la completa riforma dell’apparato iconografico della chiesa; prima dell’intervento di Cavagna continuarono ad essere realizzate, lungo le pareti, immagini votive, come testimonia la figura di santa Lucia dipinta nel lato sud, datata 2[...] giugno 1537.
Dell’apparato pittorico realizzato da Giovan Paolo Cavagna nel primo decennio del Seicento oggi abbiamo solo alcune testimonianze, poiché venne pressoché interamente ricoperto dai dipinti eseguiti dai fratelli Galliari; il programma iconografico cavagnesco era costituito da immagini di santi e sante lungo le pareti, circondate da finte architetture con grandi finestroni (un esempio è visibile nella parete nord, accanto alla zona presbiteriale); in alto nella navata centrale vi erano effigiati alcuni profeti e nella volta storie dell’Antico Testamento; nella zona presbiteriale le storie della Bibbia si concludevano a destra con Storie dell’Antico Testamento e a sinistra con Storie del Nuovo Testamento che circondavano le due tele ancora oggi presenti, La caduta della manna e L’Ultima Cena.

Seicento: l’aumento del prestigio e i nuovi quadri del Montalto
Il Seicento è caratterizzato da un costante aumento del prestigio della Prepositurale di San Martino, testimoniato oltre che da cospicui lasciti testamentari, tra cui il lascito Penarojas, anche dalle numerose Confraternite che vi vengono istituite; la vita comunitaria era inoltre animata dalle frequenti solenni processioni, tra cui si ricorda quella del 5 maggio 1624, in occasione dell’arrivo da Roma delle reliquie di sette martiri, oggi conservate nella prima cappella della navata sinistra.
La vivacità religiosa interessò anche la struttura edilizia della chiesa parrocchiale, che fu ampliata con la realizzazione della Cappella dell’Assunta, oggi Cappella delle Reliquie, e della Cappella di Santa Caterina; anche l’apparato decorativo venne notevolmente incrementato: la quadreria della chiesa fu arricchita con il Ciclo della vita di San Martino, opera di Montalto, e con diverse altre tele collocate nelle cappelle laterali e sui pilastri.

Settecento: la facciata attuale e gli interventi dei fratelli Galliari
Il Settecento è, per la Basilica, un secolo di grandi trasformazioni, infatti tra il 1722 e il 1740 fu realizzata l’attuale facciata, disegnata dall’architetto Giovanni Ruggeri con statue di Antonio Maria Pirovano; inoltre, a partire dal 1771, i fratelli Galliari ricomposero l’interno: realizzarono il deambulatorio, la Cappella del Crocefisso e la Cappella del Rosario, modificarono la zona presbiteriale sostituendo il Polittico con il dipinto di Federico Ferrario ancora oggi presente, ma soprattutto rivestirono con intonaco gli archi gotici delle volte trasformandoli in archi romani a tutto sesto, e dipinsero le finte architetture e le finte statue che ancora oggi creano effetti scenografici di trompe l’oeil.

Ottocento: l’altare di Pestagalli
Conclusi i lavori galliareschi mancava un adeguato altare, che fu realizzato nel nuovo gusto Neoclassico nel 1830, su progetto dell’architetto milanese Pietro Pestagalli; successivamente, nel 1856, fu realizzata la Cappella della Beata Vergine Immacolata, che oggi ospita il fonte battesimale, e nel 1905 fu affidata all’architetto Spirito Chiappetta e al pittore Eugenio Cisterna la ristrutturazione dell’attuale Cappella del Sacro Cuore.

Novecento: la vetrata di Trento Longaretti
Tra i lavori eseguiti nel Novecento sono da segnalare la trasformazione della seicentesca Cappella dell’Assunzione in Cappella delle Reliquie (fu in questa occasione che la tela raffigurante l’Assunzione di Camillo Procaccini venne spostata nel postcoro, lasciato libero dal Polittico di San Martino, che nel frattempo era stato collocato nella navata destra, accanto alla zona presbiteriale), la realizzazione della vetrata posta in facciata e delle tarsie decorative degli stalli del coro (eseguite dalla Ditta Eugenio Cassani), la realizzazione dell’attuale mensa e l’apertura della balaustra della zona presbiteriale, portata a termine nel 1994. L’ultima opera d’arte realizzata nella Basilica, in ordine di tempo, è la grande vetrata posta nel deambulatorio, disegnata dal Maestro Trento Longaretti nel 2007.