La storia del Polittico di San Martino

La realizzazione del Polittico di San Martino è legata ai lavori di ampliamento della Basilica di San Martino, intrapresi dalla Comunità trevigliese nel 1481; concluse le opere edili, che conferiscono alla chiesa forme gotiche, la Fabbriceria decide di affidare a due rinomati pittori originari di Treviglio, Bernardino Butinone e Bernardo Zenale la dipintura di “unam Anconam [...] de bonis lignaminibus, bene compositam et pictam et laboratam auro fino, azurro fino et coloribus finis [...]”; il prezzo stipulato è di mille lire imperiali, quattrocento delle quali vengono pagate dal rettore parrocchiale Simone di San Pellegrino. Il contratto viene stipulato il 26 maggio 1485 e subito dopo, il 13 giugno dello stesso anno, i due pittori incaricano Ambrogio De’ Donati di realizzare la cornice, che viene intagliata in legno di pioppo e completamente indorata. 

L’opera, riconosciuta a livello internazionale come il più importante prodotto del Quattrocento lombardo, segna il definitivo passaggio tra la permanenza del Gotico Internazionale e l’affermazione del Rinascimento in Lombardia; ciò che la caratterizza è la sapiente impostazione prospettica, la raffinata decorazione geometrica e  l’uso dell’oro nelle partizioni architettoniche;  di grande pregio anche i dettagli descrittivi, ben visibili nelle vesti, nelle capigliature, negli ornamenti, nei festoni vegetali e nei particolari degli sfondi.  

Il grandioso Polittico, composto dalla predella, sei tavole e la cimasa, unificate dall’elaborata cornice, viene concepito come una “casa di santi”, che si affacciano per dialogare con il fedele e mostrare la strada da percorrere per giungere laddove loro sono, ovvero nella promessa di eterna felicità. Il Polittico ci appare come un “Porta del Cielo”, che si apre davanti a noi e ci invita ad entrare nello spazio dove risiede l’Infinita Bellezza. 

Per altri approfondimenti: Il Polittico di San Martino